Cosa dà valore a bitcoin?
The Freeman - Foundation for Economic Education
di Jeffrey A. Tucker, 27 agosto 2014
articolo originale: http://www.fee.org/the_freeman/detail/what-gave-bitcoin-its-value
Chi non ha mai usato bitcoin lo guarda confusamente. Dopo tutto, come mai hanno valore questi soldi magici di Internet? E' solo una cosa informatica che qualcuno fa.
Si consideri la critica dei sostenitori dell’oro, che hanno, per decenni, spinto l’idea che il denaro sonante deve essere sostenuto da qualcosa di reale, vero, e indipendentemente di valore.
Bitcoin non si qualifica, giusto?
Forse invece si. Diamo un’occhiata più da vicino.
Bitcoin è apparso per la prima volta quasi sei anni fa come un possibile concorrente delle monete nazionali, gestite dai governi. Il documento di Satoshi Nakamoto è stato rilasciato il 31 ottobre 2008. La struttura e il linguaggio di questo documento dicono: questa valuta è per i tecnici informatici, non per gli economisti né per i politici. La circolazione del documento è stata limitata; i nuovi che leggono restano disorientati.
Ma la mancanza di interesse non ha fermato la storia dall’andare avanti. Due mesi più tardi, quelli che hanno prestato attenzione hanno visto comparire il “genesis block” (il blocco genesi), il primo gruppo di bitcoin generato attraverso il concetto di Nakamoto di un registro distribuito che vive su qualsiasi computer del mondo che lo voglia ospitare.
Ora, sei anni più tardi un singolo bitcoin viene trattato a 500 dollari e ha raggiunto picchi di 1200 dollari. La moneta è accettata da molte migliaia di istituzioni, sia online che offline. Il suo sistema di pagamento è molto popolare nei paesi poveri senza grandi infrastrutture bancarie, ma anche nei paesi sviluppati. Importanti istituzioni, tra cui la Federal Reserve, l’OCSE, la Banca Mondiale e le principali case di investimento, lo stanno osservando con rispettosa attenzione.
Gli appassionati, se ne trovano in ogni paese, sostengono che il suo valore di scambio in futuro salirà perché la sua offerta è rigorosamente limitata e fornisce un sistema di gran lunga superiore al denaro dei governi. Bitcoin viene trasferito tra individui senza una terza parte. Viene scambiato quasi a costo zero. La disponibilità è prevedibile. E' resistente, fungibile e divisibile: tutte caratteristiche cruciali del denaro. Esso crea un sistema monetario che non dipende da fiducia e identità, e nemmeno dalle banche centrali e dai governi. Si tratta di un nuovo sistema per l’era digitale.
Una dura lezione per i “soldi duri”
Per quelli educati nella tradizione del “denaro duro” (quello non legale, basato sull’oro o altro metallo prezioso), quest’idea è una sfida seria. Per quel che mi riguarda, ho dovuto leggere di bitcoin per due anni prima di poterne capire qualcosa. C’era qualcosa in quest’idea che mi infastidiva. Non è possibile fare i soldi dal nulla, tanto meno da un programma informatico. Perché allora ha valore? Ci deve essere qualcosa che non va. Non è così che ci aspettavamo che i soldi venissero riformati.
Ecco il problema: le nostre aspettative. Avremmo dovuto prestare maggiore attenzione alla teoria sulle origini del denaro di Ludwig von Mises, non a quello che pensiamo abbia scritto, ma a quello che ha effettivamente scritto.
Nel 1912, Mises pubblicò la “Teoria della moneta e del credito” . In Europa, la sua uscita in tedesco fu un grande successo, e venne poi tradotto in inglese. Il libro copre ogni aspetto del denaro, ma il suo contributo fondamentale è stato nel ricostruire il valore e il prezzo del denaro - e non solo del denaro stesso - dalle sue origini. Cioè, ha spiegato come il denaro prende il suo prezzo in termini di beni e servizi che ottiene. In seguito ha chiamato questo processo il “teorema di regressione”, e come si scopre, bitcoin soddisfa ogni condizione del teorema.
L’insegnante di Mises, Carl Menger, ha dimostrato che il denaro ha le sue origini nel mercato, non deriva dallo Stato e nemmeno da un contratto sociale. Il denaro emerge gradualmente quando imprenditori monetari cercano una forma ideale di bene per lo scambio indiretto. Invece di limitarsi a barattare l’un l’altro, le persone acquistano un bene da non consumare, ma da commerciare. Quel bene diventa il denaro, la merce più commerciabile.
Ma Mises ha aggiunto che il valore del denaro deriva, tornando a ritroso nel tempo, dal suo valore come merce barattata. Mises disse che questo è l’unico modo in cui il denaro può avere un valore.
La teoria del valore del denaro in quanto tale può risalire all’oggettivo valore di scambio del denaro fino al punto in cui esso cessa di essere il valore del denaro e diventa meramente il valore di una merce …. Se, in questo modo, andiamo sempre più lontano e più indietro dovremo finalmente arrivare ad un punto in cui non troviamo più alcun componente dell’oggettivo valore di scambio di denaro che deriva da valutazioni basate sulla funzione del denaro come mezzo comune di scambio; dove il valore della moneta non è altro che il valore di un oggetto che è utile in qualche altro modo che non sia denaro …. Prima si era soliti acquistare merci dal mercato, non per consumo personale, ma semplicemente al fine di scambiarle di nuovo per quei beni che si volevano veramente, ogni singola merce veniva accreditata solamente dal valore dato dalle valutazioni soggettive in base alla sua diretta utilità.
La spiegazione di Mises risolse un grave problema che ha a lungo ingannato gli economisti. Si tratta di una narrazione di storia congetturale, ma che ha perfettamente senso. Sarebbe diventato denaro il sale se fosse stato altrimenti del tutto inutile? Avrebbero ottenuto valore monetario le pelli di castoro se non fossero state utili per l’abbigliamento? Avrebbero argento e oro avuto valore di denaro se prima non avessero avuto alcun valore come beni? La risposta in tutti i casi di storia monetaria è chiaramente no. Il valore iniziale del denaro, prima che diventi ampiamente commerciato come denaro, ha origine nella sua utilità diretta. E' una spiegazione che si dimostra attraverso la ricostruzione storica. Questo è il teorema di regressione di Mises.
Il valore dell’uso di Bitcoin
A prima vista bitcoin sembrerebbe essere un’eccezione. Non è possibile utilizzare bitcoin per altro se non soldi. Non può essere portato come un gioiello. Non lo si può usare per fare una macchina. Non si può indossare, mangiare o usare per decorare. Il suo valore si realizza solo in quanto unità che facilita lo scambio indiretto. Eppure, bitcoin è già denaro. E' utilizzato ogni giorno. Potete vederne la trattazione nelle borse in tempo reale. Non è un mito. Si fanno affari veri.
Sembrerebbe che dobbiamo scegliere. Mises ha sbagliato? Forse dobbiamo buttare tutta la sua teoria. O forse il suo punto era puramente storico e non si applica al futuro di un’era digitale. O forse il suo teorema di regressione è la prova che bitcoin è solo una vuota mania senza capacità di resistenza, perché il suo valore non può essere ridotto al valore di una merce utile.
E tuttavia, non è necessario ricorrere alla complicata teoria monetaria per capire il senso di allarme che circonda bitcoin. Molte persone, come ho fatto io, provano solamente un senso di disagio verso del denaro che non ha alcun fondamento in qualcosa di fisico. Certo, è possibile stampare un bitcoin su un pezzo di carta, ma avere un foglio con un codice QR o con una chiave pubblica non è sufficiente per alleviare quel senso di disagio.
Come possiamo risolvere questo problema? Nella mia mente, ho giocato con la questione per più di un anno. Mi ha imbarazzato. Mi sono chiesto se l’intuizione di Mises si applichi solo a un’era pre-digitale. Ho seguito le speculazioni on-line per cui il valore dei bitcoin sarebbe pari a zero se non fosse per le monete nazionali in cui viene convertito. Forse la domanda per bitcoin ha superato le esigenze dello scenario di Mises a causa di un disperato bisogno di qualcosa di diverso dal dollaro.
Il tempo è passato, ho letto il lavoro di Konrad Graf, Peter Surda e Daniel Krawisz, e infine la soluzione è arrivata. Vado subito al sodo: Bitcoin è sia un sistema di pagamento che denaro. Il sistema di pagamento è la fonte del valore, mentre l’unità contabile ne esprime semplicemente il valore in termini di prezzo. L’unione di denaro e pagamento è la sua caratteristica più insolita, ed è quella che ha dato grattacapi alla maggior parte dei commentatori.
Siamo tutti abituati a pensare alla moneta come separata dai sistemi di pagamento. Questo pensiero è un riflesso dei limiti tecnologici della storia. C’è il dollaro e ci sono le carte di credito. C’è l’euro e c’è PayPal. C’è lo yen e ci sono i servizi di trasferimento. In ogni caso, il trasferimento di denaro si basa su servizi forniti da terze parti. Al fine di utilizzarli, è necessario stabilire con loro quello che viene chiamato un “rapporto di fiducia”, vale a dire che l’istituzione che organizza l’affare deve credere che voi pagherete.
Questo cuneo tra il denaro e il pagamento è sempre stato con noi, fatta eccezione per il caso di vicinanza fisica. Se vi do un dollaro per una fetta di pizza, non c’è nessuna terza parte. Ma i sistemi di pagamento, le terze parti e i rapporti fiduciari si rendono necessari ogni qualvolta si abbandoni la vicinanza geografica. Questo è il caso in cui aziende come Visa e istituzioni come le banche diventano indispensabili. Esse sono l’applicazione che permette al software monetario di fare quello che noi vogliamo che faccia.
L’intoppo è che i sistemi di pagamento che abbiamo oggi non sono a disposizione di chiunque. In realtà, la stragrande maggioranza dell’umanità non ha accesso a tali strumenti, ed è una delle principali cause della povertà nel mondo. Quelli finanziariamente emarginati sono limitati al solo commercio locale e non possono estendere i loro rapporti commerciali con il mondo.
Un importante, se non primario, fine dello sviluppo di Bitcoin è stato quello di risolvere questo problema. Il protocollo è stato definito per tessere insieme la funzione di moneta con il sistema di pagamento. I due sono completamente interconnessi nella struttura stessa del codice. Questa connessione è ciò che rende bitcoin diverso da qualsiasi moneta nazionale esistente e, in realtà, da qualsiasi altra moneta della storia.
Lasciamo parlare Nakomoto nell’introduzione al suo documento. Osservate come il sistema di pagamento sia centrale nel sistema monetario che ha creato:
Una versione puramente peer-to-peer di denaro elettronico consentirebbe di inviare pagamenti direttamente da un soggetto all’altro senza passare attraverso un istituto finanziario. Le firme digitali forniscono parte della soluzione, ma i principali vantaggi si perdono se è ancora necessaria una terza parte fidata per evitare la doppia spendibilità. Noi proponiamo una soluzione al problema della doppia spendibilità utilizzando una rete peer-to-peer. La rete timbra le transazioni collegandole tramite ‘hashing’ ad una catena costruita su ‘proof-of-work’ basate su ‘hashing’, formando un registro che non può essere modificato senza rifare tutto il lavoro da capo. La catena più lunga non serve solo come prova della sequenza di eventi avvenuti, ma certifica anche che proviene dal più grande insieme di potenza di calcolo. Fino a quando la maggior parte della potenza di calcolo è controllata da nodi che non cooperano per attaccare la rete, questi genereranno la catena più lunga e allontaneranno quelli che attaccano. La rete stessa richiede una struttura minimale. I messaggi vengono trasmessi al meglio possibile, e i nodi possono collegarsi e scollegarsi dalla rete quando vogliono, accettando la catena più lunga come testimonianza di quello che è successo mentre erano assenti.
Quello che colpisce molto di questo paragrafo è che non c’è nemmeno una citazione della moneta stessa. Viene solo citato il problema della doppia spendibilità (vale a dire, del problema della creazione di moneta inflazionistica). Qui l’innovazione, anche secondo le parole del suo inventore, sta nella rete di pagamento, non nella moneta. La moneta o l’unità digitale esprime solo il valore della rete. E' uno strumento contabile che assorbe e trasporta il valore della rete nel tempo e nello spazio.
Questa rete è chiamata blockchain. È un registro che vive nella nuvola digitale, una rete distribuita, e può essere osservato in esercizio da chiunque in qualsiasi momento. E’ monitorato attentamente da tutti gli utenti. Permette il trasferimento sicuro e non ripetibile di bit d’informazione da una persona a un’altra in qualsiasi parte del mondo, e questi bit di informazione sono garantiti da una forma digitale di proprietà. Questa è ciò che Satoshi chiama “firma digitale”. La sua invenzione del registro distribuito consente di veificare i diritti di proprietà senza dover dipendere da qualche terza parte di fiducia.
Il blockchain ha risolto quello che è conosciuto come il problema dei generali bizantini. Questo è il problema di coordinare l’azione su un vasto territorio geografico, in presenza di attori potenzialmente dannosi. Poichè i generali sono lontani devono affidarsi a messaggeri e questo affidamento richiede tempo e fiducia, nessun generale può essere assolutamente sicuro che il suo messaggio sia stato ricevuto e confermato da un altro generale, e tanto meno può esserlo della sua accuratezza.
Mettere un registro su Internet, a cui tutti hanno accesso, questo problema viene superato. Il registro contiene gli importi, i tempi e gli indirizzi pubblici di ogni transazione. L’informazione è condivisa in tutto il mondo e viene aggiornata costantemente. Questo “libro mastro” garantisce l’integrità del sistema e permette all’unità monetaria di diventare una forma digitale di proprietà con un titolo.
Una volta capito questo, si può vedere che la proposta di valore di bitcoin è legata con l’associata rete di pagamento. Qui è dove si trova il valore d’uso a cui si riferisce Mises. Non è incorporato nell’unità monetaria, ma piuttosto nel sistema di pagamento geniale e innovativo che dà vita a bitcoin. Se fosse possibile separare in qualche modo il blockchain da bitcoin (e questo non è possibile), il valore della moneta cadrebbe immediatamente a zero.
Proof of concept
Ora, per capire meglio come la teoria di Mises si adatta a Bitcoin, dovete capire un altro punto riguardante la storia della criptomoneta. Il giorno della sua uscita (9 gennaio 2009), il valore di un bitcoin era esattamente pari a zero. E così è rimasto per i 10 mesi dopo la sua uscita. Durante tutto questo tempo le transazioni avvenivano, ma non ha avuto valore riconosciuto superiore a zero.
Il primo prezzo pubblicato di bitcoin è apparso il 5 ottobre 2009. In questo scambio 1 dollaro equivaleva a 1309,03 Bitcoin (a quel tempo considerato da molti troppo costoso). In altre parole, la prima valutazione di bitcoin è stata di poco più di un decimo di un centesimo. Sì, se aveste comprato 100 dollari di bitcoin in quei giorni, e non li aveste venduti in un momento di panico, oggi sareste stati mezzo-miliardari.
Quindi ecco la domanda: che cosa è successo tra il 9 gennaio e il 5 ottobre 2009 affinchè Bitcoin abbia potuto ottenere un valore di mercato? La risposta è che commercianti, appassionati, imprenditori e altri stavano provando il blockchain. Volevano sapere se avrebbe funzionato. Ha permesso di spendere senza incappare in problematiche di doppia spendibilità? Un sistema dipendente da potenza di calcolo volontaria è stato realmente in grado di verificare e confermare le transazioni? Le remunerazioni in Bitcoin per i servizi di verifica sono arrivate nel punto giusto? Più di tutto, è riuscito questo nuovo sistema a fare un lavoro che sembrava impossibile, cioè spostare bit di informazione di proprietà attraverso lo spazio geografico non sulla base di una terza parte, ma piuttosto peer-to-peer?
Ci sono voluti 10 mesi per costruire la fiducia. Ci sono voluti altri 18 mesi prima che bitcoin raggiungesse la parità con il dollaro USA. Questa storia è essenziale per capire, soprattutto se si fa affidamento su una teoria delle origini del denaro che si fonda sulla pre-storia del denaro come fa il teorema di regressione di Mises. Bitcoin non è sempre stato denaro con valore. Un tempo era una unità di contabilità pura collegata a un “libro mastro”. Questo registro è quello che ha ottenuto ciò che Mises chiama “valore d’uso”. Tutte le condizioni del teorema sono così soddisfatte.
Conclusioni
Per ricapitolare, se qualcuno sostiene che Bitcoin è basato su niente altro che aria, che non può essere denaro perché non ha alcuna storia in quanto bene autentico, sia che la persona che lo dice sia un esperto economista o un principiante, dovete sottolineare due punti importanti. Uno, Bitcoin non è solamente una moneta, è un’unità contabile collegata a una rete di pagamento innovativa. Due, questa rete e quindi bitcoin ha ottenuto il suo valore di mercato unicamente attraverso una prova sul campo in un contesto di mercato.
In altre parole, una volta che vengono riconosciute le entusiasmanti caratteristiche tecniche che lo caratterizzano, bitcoin è emerso esattamente come ha fatto ogni altra valuta, dal sale all’oro. Le persone hanno trovato il sistema di pagamento utile, e che il contabile allegato era portatile, scindibile, fungibile, durevole e scarso.
Il denaro è nato. Questo denaro ha tutte le migliori caratteristiche dei soldi dalla storia, oltre ad essere senza peso e volume, e con in più una rete di pagamento che permette al mondo intero di commerciare senza dover ricorrere a terzi.
Ma si noti qualcosa di estremamente importante. Il blockchain non è solo per i soldi. Tratta trasferimenti di informazioni che richiedono sicurezza, conferme, e assicura la totale autenticità. Queste cose riguardano i contratti e le operazioni di tutti i tipi, tutte eseguite peer-to-peer. Pensate ad un mondo senza terze parti, tra cui la terza parte più pericolosa mai concepita dall’uomo: lo Stato stesso. Immaginate quel futuro e comincerete a cogliere la pienezza delle implicazioni sul nostro futuro.
Mises sarebbe stupito e sorpreso di bitcoin. Ma potrebbe anche provare orgoglio che la sua teoria monetaria di più di 100 anni fa è stata confermata e ha dato nuova vita nel 21° secolo.
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