Perché guido un gruppo per donne Bitcoin

di Rhian Lewis, Medium, 6 aprile 2016 @rhian_is
articolo originale: https://medium.com/@rhian_is/why-i-run-a-group-for-women-in-bitcoin-dfa8deae0699#.6uie5lgcp





Questa è una fotografia di alcune donne che si fanno una chiaccherata e un drink in un bar di Londra. Potreste sorprendervi di leggere che è anche la fotografia di un gruppo Bitcoin.

Ho fondato “Donne di Londra in Bitcoin” (London Women in Bitcoin) con la mia amica Magda nel 2014. Dai piccoli inizi, siamo cresciute fino a contare più di 100 iscritte, e insieme con il nostro co-organizzatore, Neha (che è uno sviluppatore e co-fondatore di Smoogs, una start-up incentrata su micropagamenti in Bitcoin), abbiamo lavorato duramente per assicurarci di continuare ad attrarre nuovi soci e di offrire contenuti interessanti.

Tra i nostri abbiamo blogger competenti, talentuose sostenitrici di Bitcoin come Magda, amministratrici di alcune delle più attive start-up tecnologiche di Londra, giornaliste di Fintech (la finanza tecnologica) e anche sviluppatrici e altri tecnici che lavorano in ambito blockchain. Ancora più importante, mettiamo a disposizione un ambiente accogliente e amichevole per le donne che potrebbero voler scoprire di più su Bitcoin e le altre cryptomonete o sulla tecnologia blockchain in generale.

Londra è piena di gruppi focalizzati su blockchain: Coinscrum, Proof of Work, Ethereum, Counterparty e MaidSafe solo per citarne alcuni. Allora perché, quando ci sono così tanti gruppi in ambito blockchain e crypto, pensiamo che sia così importante mantenere un gruppo rivolto esclusivamente alle donne? Questa è la domanda che oggi mi gira nella testa, nata da un paio di conversazioni avute la scorsa notte, dopo la fine del nostro incontro meetup.

Così, la storia che l’immagine non racconta è che in seguito, dopo aver parlato di pannelli solari basati su tecnologia blockchain, le cose belle e brutte delle cryptomonete sponsorizzate dai governi, e come a brillare in un concorso di nuove idee, siamo andate al meetup di Londra Coinscrum, dove tutte assieme abbiamo felicemente trascorso il resto della serata chiacchierando con vecchi e nuovi amici fino a quando è arrivata l’ora della chiusura.

Proprio come quasi ogni altro gruppo Meetup interessato al blockchain, Coinscrum tende ad avere molto più uomini che donne agli eventi. Sono super-amichevoli, persone piacevoli che daranno sempre il benvenuto ai nuovi, che fanno discorsi interessanti in un luogo piacevole. Così, quando ieri sera mi è stato chiesto perché sento la necessità di mantenere il nostro gruppo di sole donne, invece di incoraggiare le nostre iscritte a partecipare alle serate miste, ho riflettuto con attenzione.

Alcune donne hanno riferito di esperienze negative a incontri di tecnologia, e in particolare a incontri sulle criptovalute. Personalmente non ho mai sperimentato questo lato negativo. Ho partecipato a dozzine - probabilmente ormai a centinaia - di incontri su Bitcoin, Ethereum e Fintech a Londra e a Berlino. Ho incontrato sempre e ovunque solo un caloroso benvenuto e tutti mi hanno trattata con lo stesso rispetto e gentilezza che io spero di mostrare agli altri. Sono sicura che questo è quello che succede con la maggioranza delle persone.

Ma il problema è la percezione pubblica di Bitcoin come un “giocattolo per uomini bianchi esperti di tecnologia” e il fatto che la maggior parte dei gruppi tendono a essere proprio così. Se sei femmina e stai cercando di scoprire qualcosa sulle criptovalute e la tecnologia blockchain, potresti inciampare nel popolarissimo forum BitcoinTalk e trovare un post da 101 pagine che spiega perché le ragazze non usano Bitcoin. A questo punto potresti probabilmente rinunciare e pensare: “mmmm, interessante, ma non fa per me”.

“Non fa per me” è un deterrente potente. In molti casi, “non fa per me” non è nemmeno una reazione cosciente. Gli esseri umani imparano per imitazione, dalla scoperta del fuoco fino ai miliardi che vengono spesi ogni anno in pubblicità e marketing nella (confermata) convinzione che noi ci identificheremo con le persone che vediamo sullo schermo e aspireremo ad essere simili a loro.

E' mia convinzione che trovare giustapposte in una frase le parole “donne” e “blockchain” o “criptovaluta” o “Bitcoin” o “Fintech” sia un promemoria - conscio o subconscio - che invece di essere “non fa per me”, questa stupefacente, interessante area della tecnologia “fa per tutti”. Alcune donne che si sono rivolte al gruppo solamente per saperne di più hanno confessato che non hanno avuto il coraggio di rivolgersi a un gruppo esclusivamente maschile perché erano intimidite dal dover porre domande da principianti.

(Questa paura è fuori luogo, sono stata in alcuni eventi in cui il 25% erano donne, e alcuni ragazzi ne sapevano meno di quello che pensavo).

Quindi, perché dovrei preoccuparmi se le donne partecipano o meno a eventi o restano coinvolte o imparano a conoscere la tecnologia blockchain? Che importa se non c’è una sola donna che scrive le specifiche o il codice o progetta le applicazioni blockchain? Cosa mi importa? Finchè c’è qualcuno che crea questi strumenti per il nostro futuro a me va bene.

Mettiamo in chiaro una cosa: il blockchain sta rivoluzionando il mondo. Non c’è settore che non sarà toccato da questa tecnologia. Se blockchain ora è davvero, come l’esperienza suggerisce, quello che Internet è stata nel 1995, ci sono enormi cambiamenti in vista.

Ed è la gente che è coinvolta ora, quella dentro fino al collo e che si sporca le mani che deciderà la strada. La gente che in questo momento scrive applicazioni decentralizzate, o che fa brainstorming nei laboratori, è quella che sta plasmando la vita che condurremo tra due o tre decenni.

Non voglio vedere altre donne perdere questa occasione rivoluzionaria solo perché non ne sono venute a conoscenza o perché pensano “non fa per me”. E, cosa più importante, non voglio che i prodotti tecnologici che userò in futuro siano scarsi solo perché sono stati pensati e realizzati dalla nicchia demografica più ristretta al mondo.


Se la squadra non è varia, non è una squadra in salute e ci sono probabilità che crei prodotti non funzionanti e utili per tutti. I consumatori ci perderanno così come le società.

Lo vediamo in innumerevoli casi: le cinture di sicurezza dell’auto sono state progettate per il corpo maschile, e sono significativamente meno sicure per le donne in caso di incidente; il più grande produttore di cuori artificiali vende modelli che si adattano all'86% degli uomini ma solo al 20% delle donne; molti smartphone e telecomandi TV sono troppo grandi per essere utilizzati con una sola mano dalla maggior parte delle donne.


E non sono solo le donne quelle che spesso non sono considerate dai team di sviluppo monocoltura: pensate alle società di cosmetici che si rivolgono in modo inadeguato alle donne di colore, le indagini di marketing che forniscono risultati distorti perché i loro giovani creatori hanno rinchiuso l’intero comparto degli over-50 in una sola categoria o le imbarazzanti e fallimentari campagne di marketing studiate da gente di mezza età ma destinate ai giovani.


Ecco, questo è il motivo per cui “London Women in Bitcoin” va avanti. Siamo un complemento agli altri gruppi, non siamo in competizione. Se sentire le parole “donne” e “Bitcoin” assieme in una frase fa alzare l’attenzione della gente, e se almeno una donna sfida la sua voce interiore che dice “non fa per me” e si lascia coinvolgere nella ricerca della tecnologia blockchain, allora ne sarà valsa la pena.

E naturalmente il tutto è anche molto divertente, ho incontrato alcune persone davvero fantastiche per mezzo del mio gruppo e di altri simili in tutto il mondo, molte delle quali sono diventate grandi amicizie. Forse la ragione migliore è proprio questa.


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